martedì 26 maggio 2015

The Dream & The Nightmare (5 Novembre 2004)

Hakeem Olajuwon contro Patrick Ewing

Come da titolo, il sogno e l’incubo.        
Il sogno è ovviamente Hakeem Olajuwon, l’elegantissimo centro in maglia Rockets.    
L’incubo è quello vissuto da John Starks, il guerriero in maglia Knicks. Due facce di una stessa drammatica finale.
New York (57 vinte e 25 perse in stagione) era approdata all’ultimo atto della stagione 1993-94 dopo aver giocato la bellezza di 18 partite di playoffs. Un 3 a 1 ai Nets al primo turno. Poi una faticosissima serie di 7 tiratissime partite contro i Chicago Bulls orfani di Jordan  (Say it ain't so, Micahel). Quindi ancora una guerra risoltasi solo alla settima sfida in finale di conference contro gli Indiana Pacers di un superbo Reggie Miller.
Reggie aveva dato il via proprio in quei playoffs alle sue personalissime battaglie al Madison e ai suoi straordinari duelli verbali a distanza con Spike Lee. In gara 5 aveva realizzato 39 punti, di cui 25 in uno stratosferico quarto periodo.

Dall'altro lato del Grande Fiume invece Houston (58 vittorie e 24 sconfitte) aveva avuto vita più facile nella Western, anche approfittando della debacle della prima della classe, Seattle. I Supersonics si erano infatti suicidati al primo turno contro i Denver Nuggets, qualificatasi alla post season con l’ottavo record. Le immagini del centro dei Nuggets, Dikembe Mutombo, sdraiato sul parquet con la palla stretta fra le mani ed il viso stravolto dalla felicità, avevano fatto in quell'occasione il giro del mondo.              
Per l’appuntamento clou della stagione si ritrovavano dunque l'uno contro l'altra armate due squadre che facevano della difesa la loro principale ragion d’essere.             
Di fronte due allenatori come Pat Riley e Rudy Tomjanovich, due bombardieri come Kenny Smith e John Starks, ma soprattutto due fra i migliori centri della NBA. Hakeem Olajuwon, fresco vincitore dell'MVP stagionale e del trofeo di difensore dell’anno, contro Patrick Ewing.
Ewing e Olajuwon nella finale NCAA del 1984
Per una curiosa coincidenza del destino quella finale NBA cadeva esattamente a dieci anni di distanza da un'altra finale, quella di college basket fra Georgetown e Houston. I centri delle due squadre anche in quell'occasione erano Ewing e Olajuwon, all'epoca per distacco i due migliori giocatori di college in circolazione, nonostante un tale Michael Jordan evolvesse dalle parti di North Carolina. Tutta l'America si era fermata all'epoca per assistere al confronto. Aveva vinto Georgetown per 84 a 75. Ewing era stato eletto Most Outstanding Player e il mitico John Thompson era diventato il primo coach afroamericano a vincere il titolo collegiale.           
Dieci anni dopo i due centri si ritrovarono ancora una volta da avversari in una finale. Ma stavolta l'esito sarebbe stato diverso. Ne sarebbe uscita una serie passata alla storia come la più difensiva di sempre, una delle più intense battaglie nella storia dei playoffs, in cui ogni singolo possesso assumeva vitale importanza, ogni singolo tiro era contrastato con le unghie e con i denti, ogni singola palla vagante diveniva oggetto di frenetiche e convulse mischie.       
Una serie dominata dalle difese, in cui per la prima volta dall’introduzione dei 24 secondi, vale a dire dalla stagione 1954-55, nessuna delle due squadre riuscì mai a toccare la fatidica quota dei 100 punti in nessuna delle sette gare. Ad esser più precisi, nessuna delle due squadre superò mai neanche la quota dei 95 punti. Una serie in cui, dal 1975, da quando Golden State sweeppò Washingotn, il margine di vittoria di ogni singola gara non superò mai i 10 punti.            
In conclusione, una serie poco spettacolare per i profani, al termine della quale, l’NBA si vedrà costretta a cambiare alcuni regolamenti per permettere un gioco meno difensivo e più spettacolare.         
L’MVP fu ovviamente Hakeem Olajuwon, assolutamente dominante in ogni singolo aspetto del gioco. Forse avrebbe giocato complessivamente meglio gli interi playoffs dell’anno dopo, ma quella stagione e quella finale, furono il suo personalissimo biglietto da visita con cui si presentava nell’elite dei più grandi giocatori della storia.     
Pat Riley le aveva provate tutte per fermarlo. Ewing, Anthony Mason, Oakley, Charles Smith si erano susseguiti in tempi e modi diversi e con diverse combinazioni per tentare di limitarlo. Ma si era rivelato tutto inutile.             
“The Houston Rockets have to be considered a great team and usually a great team have a great great great player!” fu l’omaggio che a fine gara il coach dei Knicks riservò ai vincitori.
I Rockets sono una grande squadra, guidata da un grande grande grande giocatore.           
Certo si potrebbe parlare a lungo su come sarebbe finita la serie se John Starks non fosse crollato miseramente in gara 7. Oppure se in gara 6 non avesse sbagliato il tiro della vittoria e del tanto agognato anello. Sbagliato? No, il tiro era buono... solo che... quella manina velenosa... insomma, onore ai vincitori! Onore a “The Dream”!
Ma andiamo con ordine.
I due grandi centri a confronto
In gara 1 si impose Houston con uno scarto di 7 punti (85-78) grazie a 28 punti e 10 rimbalzi di Hakeem. Ewing rispose con 23 punti e 9 rimbalzi ma pessime percentuali al tiro. New York tirò complessivamente con il 34% dal campo, Houston col 42.               
Gara 2 fu l’unica partita della serie in cui entrambe le squadre tirarono con più del 50% dal campo. La vinsero i Knicks al Summit per 91 ad 83, girando a proprio vantaggio il fattore campo. Ewing collezionò 16 punti e 13 rimbalzi, ma fu Starks determinante per i Knicks con i suoi 19 punti e 9 assist.
In gara 3 i Rockets si ripresero il fattore campo, andando ad espugnare il Madison Square Garden, grazie a 7 punti negli ultimi 32 secondi del rookie Sam Cassell. Vinsero per 93 a 87, portandosi 2 a 1 nella serie.
I Knicks vinsero in casa le successive due partite, con un buon apporto della panchina, di Starks e di Derek Harper. In gara 4 si imposero per 91 a 82, nonostante i 32 punti di Olajuwon. In gara 5 vinsero per 91 a 84 e Ewing fu determinante con 25 punti e 12 rimbalzi.          
La serie tornava a Houston sul risultato di 3 a 2 per New York. La squadra di Riley era dunque ad un passo dal terzo anello della sua storia, ventuno anni dopo l’ultimo, quando a volteggiare in maglia rosso-blu-arancio erano Willis Reed, Earl “The Pearl” Monroe e l'immenso play Walt Frazier.
Gara 6 fu tiratissima, la classica must win game per entrambe le parti. Olajuwon realizzò 30 punti, Carl Herrera, uscendo dalla panchina, fece 6 su 6 al tiro e Kenny Smith mise a segno, a 3 minuti e mezzo dalla fine, la tripla che dava ai Rockets un vantaggio di sette punti. Ma i Knicks non mollarono. Il quarto periodo fu il periodo di John Starks. Il “ninja” entrò in completa trance agonistica e realizzò 16 dei sui 27 punti complessivi. Un suo canestro dalla distanza portò i Knicks sul meno due a meno di un minuto dalla fine: 86-84, Houston.    
A due secondi dalla sirena, New York aveva l’ultimo possesso ed una rimessa da metà campo da effettuare. Poteva voler dire canestro. Vittoria. Titolo. 
The Block in gara 6 cancella i sogni di gloria dei Knicks
Pat Riley disegnò uno schema per portare palla sotto ad Ewing. La seconda opzione sarebbe stata proprio John Starks.
Ewing effettuò un blocco basso per Starks. Olajuwon non cambiò marcatura. Restò su Patrick quel tanto che bastava per impedire che la palla gli arrivasse per un facile tiro.        
Starks realizzò che doveva tentare la tripla. Nel momento in cui fece partire il tiro, Olajuwon mollò Ewing e protese le braccia verso la palla, scagliata con mano sicura. La sfiorò appena. Ma quel tanto che bastava per impedire che i Knicks festeggiassero l’anello. La tripla di Starks risultò cortissima. La stoppata (quella che ancora oggi nella NBA viene ricordata come “The Block”) fu assolutamente decisiva.
Il campionato non finì quella notte. L’anello non andò ai Knicks. E tre giorni dopo si sarebbe giocata la settima e decisiva sfida.    
Il 22 giugno del 1994, Knicks e Rockets fecero il loro ingresso sul parquet del Summit di Houston per giocarsi il tutto e per tutto in quegli ultimi fatidici 48 minuti. 
Gli uomini chiave di NY erano Ewing (44 minuti di media per lui nella serie finale) e Starks (19.3 punti di media nella serie).               
Il sogno e l’incubo si sarebbero materializzati quella notte. 
Ancora Hakeem contro Pat
Palla a due.  
Hakeem salta più in alto di Pat. I primi due punti dell’incontro sono di Robert Horry in schiacciata. Il gioco di Houston è basato essenzialmente sugli scarichi di Olajuwon, costantemente raddoppiato, agli esterni. I tiratori dalla distanza di Houston sembrano far male ai Knicks, ma New York rimane incollata agli avversari.
Ad otto secondi dalla fine della prima frazione, John Starks ha la palla del primo sorpasso per i suoi. La sbaglierà. E sarà solo l’inizio. Il quarto si chiude sul 22 a 21, Rockets. 
Il primo sorpasso Knicks arriva col primo possesso del secondo periodo, grazie ad un tiro in sospensione di Charles Smith.               
Le difese sono ossessive. Il gioco è lento e staziona nella metà campo avversaria. I tiri sbagliati sono tanti.
A 3 minuti e mezzo dall’intervallo, Kenny Smith trova una impossibile tripla da distanza notevole, sul filo della sirena dei 24 secondi. E il più cinque Rockets, maggior distacco fino a quel momento della partita.
Sul possesso successivo Vernon Maxwell dalla lunetta porta Houston sul 40 a 33. Più sette.     
Ewing riceve palla in post, affronta Olajuwon e lo beffa con un morbido tiro in sospensione, accorciando le distanze. Sarà uno dei pochi duelli vinti dal centro jamaicano.
Cinque punti consecutivi di Derek Harper, riportano sotto i Knicks. Hakeem porta in post basso Pat, palleggia spalle a canestro, si volta e lascia andare un morbido jump, oltre le mani di Ewing protese per la stoppata. La palla trova il ferro. Ma gli arbitri fischiano un fallo al 33 in maglia Knicks. Uno su due dalla lunetta del Sogno Nigeriano, cui segue un canestro ancora di Vernon Maxwell ed il secondo quarto si chiude sul 45 a 43 per i Rockets.       
New York sta tirando col 45% dal campo, Houston col 50%. La squadra di casa perde la battaglia a rimbalzo, ma è decisamente più precisa dalla distanza con un 3 su 6 a confronto dello 0 su 4 dei Knicks. Ewing e Starks hanno 4 punti a testa. Olajuwon 10, Kenny Smtih 9 e Vernon Maxwell 8.         
Patrick sembra risvegliarsi nel terzo quarto, quando con un paio di splendidi movimenti beffa Hakeem e regala due canestri consecutivi ai Knicks. Ma all’innalzamento del rendimento da parte del jamaicano, fa eco sulla sponda opposta il nigeriano dei Rockets. E la partita si infiamma. I due colossi ora si affrontano a viso aperto.  
Ewing commette il terzo fallo personale su Olajuwon. Riley lo disimpegna dalla marcatura del nigeriano per non sovraccaricarlo di falli, spostando Charles Smith sul centro dei Rockets. Ma la superiorità tecnica di Olajuwon rispetto a Smith è evidente.          
Ewing in sospensione regala un altro canestro ai Knicks. Hakeem lascia a tutti a bocca aperta, bruciando con una finta il povero Charles Smith e andando a schiacciare, evitando la stoppata di Ewing.
Starks continua a sbagliare ed i Rockets sembrano allungare. A poco più di un minuto dalla fine del terzo periodo il risultato dice Houston 61, New York 55.
Patrick adesso ha 12 punti e 9 rimbalzi con 5 su 13 dal campo. Hakeem ha 18 punti e 7 rimbalzi con 7 su 18 dal campo. 
John Starks che da fuori sembra non essere più in grado di metterla, prova a penetrare, ma Hakeem gli molla uno stoppone maestoso sul muso. La nottata si fa sempre più buia. L’incubo sempre più nero.
Derek Harper da fuori e Charles Oakley da sotto regalano però 5 punti consecutivi ai Knicks, cui risponde Herrera a 4 secondi dalla fine del periodo: 63 a 60, Rockets.               
Tutto si deciderà negli ultimi fatidici 12 minuti di gioco.
Le squadre tornano in campo. La concentrazione si legge sui volti dei giocatori. La tensione si respira nell'aria bollente del Summit.               
Sam Cassel mette due liberi. Ewing risponde in gancio oltre le braccia di Olajuwon. Cassell mette altri 4 punti consecutivi e Huston si porta sul 69 a 62.        
Quando Riley chiama il primo time out dell’ultimo quarto, subito dopo un canestro di Horry, sono trascorsi meno di 3 minuti di gioco e Houston è sul 71 a 64. Sul possesso successivo, Harper perde palla banalmente, Olajuwon subisce fallo e fa 1 su 2 dalla lunetta. Per lui fino a quel momento 19 punti, 8 rimbalzi, 6 assist e 4 stoppate. Più otto, Houston. La partita sembra a una svolta. Ora i Knicks devono metterci il cuore per rientrare.
Hakeem commette fallo su Starks che realizza entrambi i liberi. Una statistica appare a video e ricorda che il guerriero dei Knicks nelle precedenti sei partite ha messo complessivamente 28 punti nei primi tre quarti e 38 nell’ultimo. 
Questa volta non andrà così.
John Starks, serata da incubo
Cassell riporta Houston sul più 8 (74-66). Sull’azione successiva, Greg Anthony prova la tripla ma la sbaglia. Rimbalzo offensivo di New York. Ci riprova da lontano Starks ma sbaglia. Ancora rimbalzo dei Knicks, ancora palla fuori a Starks, ancora tripla, la sua settima della partita, ancora errore. Stavolta il rimbalzo è di Olajuwon. Per New York la resa sembra vicina.  
Ma il cuore dei ragazzi della Grande Mela è immenso. 
Oakley segna da sotto, Greg Anthony mette una tripla e i Knicks sono di nuovo sul meno tre quando mancano 6 primi e 26 secondi alla fine. Olajuwon ristabilisce le distanze con un canestro all’altezza della lunetta. Sul possesso successivo Starks riprova da tre e, manco a dirlo, sbaglia.
Houston perde palla in attacco, contropiede di New York, nuovo tiro da tre di Starks, ma è notte fonda. E' il nono errore per lui dalla distanza su 9 tentativi. Sul rimbalzo difensivo si fionda Hakeem, che poi va concludere dall'altro lato del campo con una potente schiacciata: è il 78 a 71, Houston.  
Time out per New York e i compagni che rincuorano il povero John, la cui espressione è tragica fotografia del suo stato d’animo.            
Le squadre rientrano in campo dopo il time out e Starks è ancora sul terreno di gioco. New York fa girare a lungo la palla, finchè non ritorna fra le mani di John e questi ritenta la tripla. E' il suo decimo tentativo da oltre l'arco. Ancora ferro per lui. Il suo decimo errore. La situazione comincia a diventare paradossalmente comica.
Il guerriero si riscatta in piccola parte andando in penetrazione e mettendo a canestro. Oakley dalla lunetta riporta i Knicks sotto di tre, quando mancano due minuti alla fine.        
La partita è ancora fortemente in bilico.              
Olajuwon riceve palla sul fronte opposto. Stavolta è Ewing ad affrontarlo a viso aperto. È troppo importante questo possesso per lasciare la marcatura a Charles Smith.       
Hakeem palleggia, compie una finta, due finte, si gira da un lato, poi dall’altro, alla fine deposita dolcemente a canestro. Houston è di nuovo sopra di cinque: 80 a 75.    
Ewing sul possesso successivo ha subito un’ottima palla per riaccorciare le distanze, ma la sbaglia.
Sull’azione successiva, ancora Olajuwon contro Ewing. Il nigeriano finta il tiro, Ewing salta per la stoppata, ma Hakeem serve telepaticamente Vernon Maxwell che da dietro l’arco mette la tripla che chiude definitivamente la gara.         
Rudy T. alza le mani al cielo. Maxwell viene sommerso dagli abbracci dei compagni.
Le telecamente si soffermano impietosamente sul volto di John Starks. Quindi su quello di Pat Riley.
Un cartello compare sugli spalti del Summit. Recita “The First time is the sweetest”.
L'espressione di Starks dice tutto.
Manca ancora un minuto di gioco, ma serve solo a permettere a Starks di sbagliare l'ennesima tripla e chiudere con un tremendo 2 su 18 dal campo e un ancor peggiore 0 su 11 dalla distanza. Il risultato finale sarà 90 ad 84 per Houston.    
Per Hakeem, 25 punti e 10 rimbalzi.  Per Vernon Maxwell, 21 punti ed il canestro decisivo.
La domanda più frequente che i commentatori ed i tifosi si sono posti dopo quella partita è perché Riley si sia ostinato a tenere in campo John Starks.   
La risposta è nelle parole dello stesso coach dei Knicks: 
“You go with the guys that got you here. You go with your players. You go up with them and you go down with them”. 
Vai in campo con gli uomini che hai, i tuoi giocatori. Vinci con loro e perdi con loro.    
Fine della storia.



Articolo Pubblicato da The goat per PlayitUsa il 5 Novembre 2004


Nessun commento:

Posta un commento